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Bianchi contro Neri, la partita “razzista” dove nessuno si sentì discriminato

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Bianchi contro Neri, la partita “razzista” dove nessuno si sentì discriminato

Estate 1979; West Midlands, più precisamente West Bromwich. La società di casa allo stadio The Hawthorns è alla ricerca di una grande idea da proporre al proprio pubblico per omaggiare il calciatore Len Cantello; un nome che dalle nostre parti non dice molto ma che per i tifosi del WBA è da considerare una vera e propria leggenda.

Chi è Len Cantello?

Nato a Manchester nel 1951, ma cresciuto nelle giovanili del West Brom, Cantello inizia la propria, lunga, militanza tra le fila dei ‘Baggies’ nel 1968. Resta in maglia bianco-blu per ben undici anni, con 301 partite e 13 gol in First Division (i tempi della Premier League e della ‘rivoluzione inglese’, infatti, sono ancora piuttosto lontani).

Proprio nel 1979, tuttavia, le strade del WBA e di Cantello si dividono, con quest’ultimo che decide di trasferirsi al Bolton.

Il club in cui è cresciuto, comunque, non può fare a meno di rendergli il giusto tributo per una così grande fedeltà mostrata negli anni.

C’è, però, un problema che inizialmente blocca l’iniziativa: “come dividiamo le squadre?”, la domanda che si pongono i vertici della società anglosassone.

Alla fine, ecco il ‘colpo di genio’: i ragazzi del WBA si sfideranno divisi in due squadre in base al colore della pelle. Il match sarà tra ‘Blacks’ e ‘Whites’.

Bianchi contro Neri

Oggi si sarebbero sollevati polveroni enormi; allora, invece, tutto sembrò normale, come spiegato da Cyrille Regis, uno dei membri del ‘Black Team’.

“Durante i nostri allenamenti spesso capitava di dividerci tra bianchi e neri. Penso che l’idea sia sorta quasi in modo naturale nella dirigenza, dopo aver pensato a tale fatto.”

“Nessuno ci contattò per dirci ‘hey, ma non pensate alle implicazioni che questa faccenda potrebbe avere?’. Per noi fu solo un’occasione di enorme divertimento. Ricordo negli spogliatoi prima della partita che eravamo fuori di testa per salutare Len”

I problemi, semmai, accadevano durante lo svolgimento delle gare stagionali: le banane lanciate sul campo all’indirizzo di calciatori neri furono solo uno dei tristi esempi che molti ragazzi dovettero affrontare in giro per l’Europa già da quegli anni.

Un esempio viene riportato alla BBC da George Berry, uno dei partecipanti alla gara in onore di Cantello, che alcuni anni prima, proprio sul campo del WBA, ma con indosso la maglia del Wolverhampton, dovette affrontare un tifoso di casa, reo di averlo definito ‘negro bastardo’ e di avergli consigliato di ‘tornare sopra gli alberi’.

Per fortuna, comunque, la partita al The Hawthrons si svolse in un clima di assoluta serenità.

Len Cantello ottenne un tributo straordinario da oltre ventimila persone, accorse solo per salutare il suo eccezionale esempio di fedeltà calcistica.

Per la cronaca, la partita terminò 3-2 in favore dei calciatori di colore. Il dato interessante riguardò il fatto che molti tifosi neri si precipitarono sulle tribune dell’impianto per guardare la partita e partecipare alla festa.

Nessuna protesta.

Zero polemiche per una scelta, comunque, non proprio lungimirante.

Nato a Roma sul finire degli anni Ottanta, dopo aver conseguito il diploma classico tra gloria (poca) e
insuccessi (molti di più), mi sono iscritto e laureato in Lingue e Letterature Europee e Americane presso la
facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Tor Vergata. Appassionato, sin dall'età più tenera, di calcio,
adoro raccontare le storie di “pallone”: il processo che sta portando il ‘tifoso’ sempre più a diventare,
invece, ‘cliente’ proprio non fa per me. Nel 2016, ho coronato il sogno di scrivere un libro tutto mio ed è
uscito "Meteore Romaniste”, mentre nel 2019 sono diventato giornalista pubblicista presso l'Ordine del Lazio

1 Comment

  1. A dimostrazione che i problemi se li crea l’uomo e poi sfuggono di mano. Quindi crea regolamenti, norme, inventa e supporta cambiamenti culturali. In un circolo vizioso senza fine perdendo il buon senso.

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