Tratto da Il Fatto Quotidiano del 15 Novembre 2017
Quello che: “depressione? apocalisse? catastrofe?siamo abituati ai voli pindarici queste tragedie non ci appartengono e non ci devono scalfire”. (Gian Piero Ventura prima del playoff con la Svezia).
Quello che: “chiedo scusa al paese” (egli medesimo dopo il disastro pindarico). Quello che: “negli stadi bisogna portare la lap dance” (il presidente Figc Carlo Tavecchio si attizza prima dell’apocalisse).
Quello che: “ora serve un’analisi approfondita” (sempre Tavecchio impegnato alla lap dance dopo l’apocalisse).
Quello che: “che c’entro io dovemo vince non pareggià” (il centrocampista Daniele De Rossi mandato a riscaldarsi smadonna dicendo quello che tutti hanno capito tranne Ventura).
Quello che: “l’hai capito che alla prossima te butta fuori?” (il terzino Alessandro Florenzi rimbrotta Ventura digiuno d’inglese e gli spiega l’esatto significato dell’espressione no more che l’arbitro Mateu Lahoz gli ha insistentemente rivolto).
Quelli che “dopo la sconfitta in Svezia Ventura voleva dimettersi e ha detto ai senatori della squadra la formazione fatevela da soli” (esclusiva di Skysport a dimostrazione dell’indiscusso prestigio di cui il ct godeva presso gli Azzurri)
Quelli che “il meraviglioso pubblico di Milano” (mentre la parte più becera dello stadio fischia l’inno svedese).
Quello che: “poi a chi dice che i catenacciari siamo noi gliene dico quattro” (Walter Zenga durante la telecronaca Rai visto che non può dirne otto agli scempi di Ventura).
Quelli che: “Rainews ha annunciato le dimissioni di Ventura” (scoop durante il tragico dopopartita con Fabio Fazio, notiziona che purtroppo si rivelerà falsa).
Quello che esibisce la maglietta di Salò e il saluto romano allo stadio del Marzabotto, a due passi dal Sacrario che ricorda i 1676 morti della strage nazifascista (Eugenio Maria Luppi, attaccante della “65 Futa”).
Quello che: “annamo a fa sta sceneggiata” (Claudio Lotito, uomo forte della Figc prima di recarsi alla Sinagoga di Roma per chiedere scusa del dileggio su Anna Frank a cura degli ultras laziali).
Quello che: “non ho niente contro gli ebrei ma è meglio tenerli a bada” (forte contributo di Tavecchio nel dibattito sull’antisemitismo).
Quello che: “tenete lontano da me gli omosessuali” (Tavecchio sulle discriminazioni sessuali).
Quello che: “le calciatrici sono quattro lesbiche” (Felice Belloli, presidente della Lega Dilettanti anima il confronto).
Quello che: “Optì Poba è venuto qua che prima mangiava le banane e adesso gioca titolare nella Lazio”(il più classico dei Tavecchio sulle discriminazioni etniche).
Quello che : “se me porti su il Carpi…una può salì…se me porti squadre che non valgono un cazzo noi fra due o tre anni non c’abbiamo più una lira”. (Lotito spiega da par suo a un dirigente dell’Ischia la complessa questione dei proventi televisivi).
Quello che: “oltre ad aver perso con una squadra di profughi, ci siamo fatti pure menare. Ma che siamo diventati tutti pariolini?” (dopo la partita in Svezia Sandro Pochesci, allenatore della Ternana auspicava una sferzata di sana virilità. Chissà cosa avrà pensato quando ha visto i nostri buttati fuori dal Mondiale piangere come vitelli?).
Quello che: “l’ho detto e lo ripeto anche se con umiltà, l’Italia vuole andare ai Mondiali e ci andrà. Non c’è il rischio di sbagliare partita, l’abbiamo preparata nel modo giusto” (Ventura prima del playoff anche se in quanto a pronostici era stato preceduto da una voce assai autorevole).
Immancabile infatti quello che: “Vogliamo vincere i Mondiali di Russia del 2018” (l’allora premier Matteo Renzi rivolto a Vladimir Putin durante una visita di Stato a Mosca).
Abbiamo estratto soltanto alcune perle dal bestiario del calcio italiano contemporaneo. Raramente è accaduto che tutte le componenti di uno sport così popolare contribuissero, ognuno per la sua parte, alla distruzione sistematica di un movimento (e di un sentimento) capace di mobilitare la più genuina delle passioni, quella per la maglia azzurra della Nazionale. Un bel sogno che dopo sessant’anni dalla storica figuraccia con l’Irlanda del Nord si è infranto lunedì sera al fischio finale dell’arbitro spagnolo. Non tanto per la sconfitta sul campo, che fa parte di ogni competizione, ma per la triste consapevolezza che gli incompetenti uomini dell’apocalisse, provvisti di una miseria intellettuale senza pari, non molleranno tanto facilmente la presa. Probabilmente fino a quando non avranno spolpato tutto ciò che resta di una gloriosa storia. Il tormentone su quelli che il calcio fu la geniale intuizione di Beppe Viola, maestro di giornalismo di cui oggi sentiamo particolarmente la mancanza.