La Seria A di basket ha chiuso la Regular Season con 3.967 spettatori di media, il dato più alto dalla stagione 1996/97 quando si arrivò a 4.050.
In 240 gare totali hanno affollato i palazzetti italiani 952.127 persone per un incasso globale di 10.586.497 euro. Una crescita dello 0,6% per gli spettatori e del 4,6% per gli incassi.
In testa alla classifica delle presenze l’Olimpia Milano con una media di 9.224 spettatori ed un massimo di 12.682 toccato per la festa degli 80 anni nel match contro la Manital Torino.
Ottimi anche i dati di Bologna che mantiene un buon 5.538 di media nonostante la stagione disastrosa, di Pesaro che con 4.774 segna una crescita del 12,4% rispetto alla scorsa stagione e di Cremona che arriva a quota 2.616 con una crescita netta del 7,1%.
Male Capo d’Orlando con 2.075 di media e una diminuzione rispetto alla passata stagione del 12,1%. Cala anche Varese del 9,8% scendendo sotto quota quattromila (3.759).
Se i numeri fanno ben sperare resta invece ancora critica la situazione dei palazzetti e queste criticità sono emerse ancora più evidenti in questo finale di stagione.
Fra le quattro semifinaliste infatti la più virtuosa è Avellino che gioca al Pala Del Mauro, 5.300 spettatori, rinnovato nel 2008.
Venezia invece, proprio come nel calcio, avrebbe bisogno di un nuovo palazzetto. Il Pala Taliercio di Mestre è stato rinnovato nel 2012 ma ha una capienza troppo ridotta per la Reyer.
L’Olimpia, a causa della concomitanza di vari concerti al Forum d’Assago, è stata costretta a giocare a Desio tutte le proprie gare playoff.
Quello del palazzetto a Milano è un problema che si trascina da anni.
Prima il crollo del tetto del Palazzone, vicino a San Siro, a causa della nevicata del 1984. Poi la querelle senza fine del Palalido.
Lavori di ristrutturazione cominciati nel 2011 e ancora incompiuti. Una capienza di 5.500 spettatori nel frattempo diventata insufficiente per le medie dell’Olimpia ed il passo indietro di Armani, che avrebbe dovuto sponsorizzare il palazzetto ma che a seguito dei già citati ritardi ha confermato di voler rimanere ad Assago pur con tutti i limiti di tale scelta.
Limiti che legano anche la Pallacanestro Reggiana: il PalaBigi è ormai troppo stretto per la crescita della GrissinBon. 3.500 spettatori e sopratutto un settore ospiti ridotto all’osso con numeri che variano, in base all’autorizzazione della Questura, fra 50 e 75 posti e che hanno fatto esplodere la protesta dei tifosi di Avellino, impegnati nella semifinale proprio con Reggio Emilia.
La GrissinBon, in caso di passaggio del turno e approdo in finale, si troverebbe costretta a giocare a Bologna, settanta chilometri più in là.
Dove guardi, l’occhio trova macerie. Si salvano solo Bologna, che però ha salutato la seria A, con l’Unipol Arena, Pesaro con l’Adriatic Arena, e Trento con il PalaTrento. Tre impianti moderni e funzionali.
Piange Cantù, con il Pianella sempre più inadeguato. Il neo-presidente Dmitry Gerasimenko ha sul tavolo due opzioni: l’ampliamento e l’ammodernamento dell’impianto di Cucciago o la costruzione da zero di un nuovo palazzetto in un’area ancora da individuare.
Piange anche Cremona che oltre ai recenti ottimi risultati della Vanoli ha vissuto anche la cavalcata europea della Pomì Casalmaggiore, squadra di volley femminile, che ha giocato e vinto la Champions League proprio al PalaRadi. In città la voglia di un nuovo palazzetto è evidente ma mancano al momento sia un’area che un progetto.
I club italiani sono in difficoltà a livello europeo, anche di fronte a realtà in crescita come quella tedesca, ed uno dei motivi è senza dubbio la carenza di impianti adeguati.
Assolutamente d’accordo, i palazzetti sono un problema grosso.
Tuttavia gli appassionati di basket si formano da piccoli. Se per tirare due calci a un pallone basta una porta inventata con zaini e felpe, un canestro va installato.
Porto l’esempio del mio paese, montichiari, che per molto tempo ha avuto una squadra in serie b. Quando ero piccolo c’erano 4 o 5 campetti almeno tutti in perfette condizioni, trovare da giocare era facile.
Ora sono diventati campi da calcetto o sono stati chiusi o lasciati andare in rovina.
Mancano gli stadi da 5000 persone? Mancano i canestri e la tutela dello sport.
Non si può lasciare che un bambino sia costretto a giocare a calcio perché non riesce a fare altro.
Senza contare le risse che ricordo per scacciare i giocatori di altri sport (quasi sempre calcio o cricket) dall’area.