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Azionariato Popolare: anche il Governo si impegna a riportare il calcio ai tifosi
Un emendamento al Ddl Delega sullo sport appena approvato apre la possibilità a quel sogno proibito di diventare, anche se in minuscola parte, proprietario del club del cuore. Il famoso azionariato popolare.
L’emendamento presentato da Daniele Belotti, Lega, dovrà poi essere approvata con decreto attuativo ma è comunque un piccolo passo in avanti con la mission di riportare lo sport più popolare, anche nella sua forma professionistica, in mano ai tifosi favorendo la coesione sociale e la partecipazione dal basso nella vita dei club.
Queste le parole del deputato leghista: “La riforma contiene obiettivi di grande rilevanza, tra i quali, come tifoso ci tengo a sottolineare, la novità introdotta da questa legge che prevede, per la prima volta, l’istituzione di un organo di rappresentanza dei tifosi; un collegio da 3 a 5 membri eletti ogni tre anni dagli abbonati che parteciperà, pur senza diritto di voto, alle assemblee dei soci, proprio perché l’abbonato, di fatto, è come un azionista, non è solo un cliente.
Per motivare questa nostra scelta, basta solo un dato: 145 fallimenti di società di calcio dalla A alla serie D negli ultimi 15 anni. Un numero impressionante che ha umiliato decine di migliaia di tifosi, intere comunità, colpite al cuore e alla schiena da presidenti speculatori che hanno fatto solo i loro interessi o peggio, i alcuni casi, hanno usato il calcio per riciclare denaro sporco. E’ un primo passo verso l’azionariato popolare nel calcio sul modello spagnolo e tedesco oltre che per la responsabilizzazione delle tifoserie per arginare la violenza negli stadi”.
In Europa, il modello è abbastanza diffuso, molti sono i club in cui piccoli singoli azionisti, in genere tifosi, posseggono il 100% della proprietà o una quota di questa. In Germania è stata introdotta nel 1998 la regola del 50+1 che prevede l’obbligo che la maggioranza delle azioni sia in mano ai supporter: le squadre possono comunque scegliere di mettersi sul mercato entrando in borsa con le quote spesso raccolte da imprenditori o aziende locali.
In Spagna la situazione è più netta: o una squadra è totalmente in mano ai privati che possono quindi acquistare anche tutte le quote della società o è invece un’associazione no profit in mano ai propri soci, con la regola “un socio un voto” in sede di assemblea come nel caso di Real Madrid e Barcellona.
Anche in Inghilterra, i tifosi hanno sempre più un contatto diretto con le società di calcio, entrando in organigramma con rappresentati o avendo una struttura che lavoro in sinergia con le strategie del club.
In Italia qualche tentativo è stato fatto ma senza effetti, ora però c’è uno spiraglio di luce in fondo al tunnel sperando che questa lodevole proposta non rimanga solo tale.
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