In una famosa canzone Zucchero cantava “donne, tududu, in cerca di guai” e sono sempre donne quelle che ancora oggi – soprattutto nello sport – sono allo sbando e senza “compagnia”. Fece scalpore lo spot della Nike dello scorso marzo le cui protagoniste
Lucifero, Giuda Iscariota, Conte Ugolino e Cocito. Questi sono solo alcuni dei nomi dei percorsi – naturali e artificiali – di Inferno run, la corsa ad ostacoli nata nel 2014 dal lavoro appassionato di un gruppo di amici e che oggi si
Spesso ci chiediamo se lo sport e la disabilità possano davvero essere due termini quasi speculari, o se invece chi è costretto in sedia a rotelle o è bloccato da qualsiasi problematica fisica (o mentale) sia destinato a vivere lo sport solo
Si sa, spesso affrontare la malattia non è cosa semplice. La malattia debilita il corpo e anche l’animo. Proprio per questo, chi si trova a dover affrontare percorsi terapeutici complessi ha bisogno di una speranza. Una qualsiasi, a cui aggrapparsi per continuare
Forse non tutti gli appassionati di calcio sanno dell’esistenza della quarta categoria. Eh sì, perché nel nostro paese – che per il pallone è sempre stato uno dei più famosi – dopo la serie A e le altre categorie già note a
Insieme, per non dimenticare eventi drammatici come la tragedia delle Foibe e l’esodo delle popolazioni Giuliano-Dalmate. Il 10 febbraio è stato istituito un Giorno del Ricordo, per commemorare quei fatti tragici (Legge 30 marzo 2004, n. 92). E la volontà di ricordare
Andrea l’ho conosciuto qualche mese fa, quando mi raccontò di come lo sport e il basket fossero stati per lui un’àncora di salvezza e il mezzo primo attraverso cui apprezzare la vita. Senza troppi pensieri, senza sovrastrutture, semplicemente vivendola così com’è. Oggi
«Non mi viene di chiamarti Bosco… Esiste un nome simpatico a Napoli: è una verdura buonissima, si chiama friariello, ti posso chiamare friariello? Da oggi in poi sei ‘o friariell’». Ecco uno dei tanti sketch in cui ci si potrebbe imbattere quando
Immaginate di essere ai giochi Olimpici, di aver appena concluso una gara tra le più dure. Siete stanchi, soddisfatti, in piedi di fronte a chi dovrà decidere se darvi o meno una medaglia. Immaginate il podio, uno dei tre posti può essere
Coreografie mozzafiato in una simbolica spiaggia di Copacabana, mare in tempesta “danzato” dalla bravissima Amy Purdy, atleta priva di entrambe le gambe ma tranquillamente in grado di trasmettere tutta l’emozione del momento, musiche dalle sfumature quasi fiabesche e il logo di Rio2016.