C’era una volta (e, per carità, in buona parte c’è ancora qua e là in giro per gli USA) la MLS dei campioni ultratrentenni, giunti negli States unicamente per svernare calcisticamente e per attirare qualche sponsor. Il simbolo di tale modo di intendere i ‘colpi ad effetto’ del mercato è riconducibile in primis allo ‘Spice Boy’ David Beckham. Era il 2007 ed il calciatore più glamour del mondo decideva di sposare i Los Angeles Galaxy perché ormai stufo di vincere tra Manchester (sponda United, il City era infatti ancora ben lontano dal’essere il colosso guidato dal fondo Aabar) e Real Madrid; ingaggio stellare, vita negli Stati Uniti con tanti affari anche al di fuori del rettangolo verde ed un accoglienza da vera pop star.
Tutto bellissimo, non fosse che si stava parlando di un calciatore con ormai 32 primavere sulle spalle, che di certo, poi, da solo non poteva essere in grado di incrementare l’interesse per un intero movimento a livello nazionale. E così, infatti, fu.
Beckham disputò quattro stagioni e mezza con i Galaxy, interrotte solo da un paio di esperienze milanesi (sponda rossonera) in prestito e dal capitolo finale a Parigi. La MLS, tuttavia, stentava a decollare.
Grazie ad un importante lavoro di formazione sul campo per molti allenatori e calciatori made in USA, a strutture sempre più all’avanguardia e ad un mercato spesso ben più oculato (basta vecchie glorie, largo a talenti veri), qualcosa ora è cambiato.
Tra Stati Uniti e Canada, infatti, sono iniziati ad arrivare anche giocatori come Giovinco, Bradley o Giovani Dos Santos, soltanto per fare qualche nome. Il livello si è notevolmente alzato, seppur presenti ancora diversi limiti (principalmente per quanto concerne l’aspetto tattico, come confermato qualche tempo fa in un’intervista da ‘The Italian Maestro’ Andrea Pirlo) e anche gli americani hanno cominciato ad appassionarsi in massa a quel soccer che certo non potrà comunque mai diventare lo sport nazionale per eccellenza.
Come simbolo di questo cambiamento, magari non rapidissimo ma costante, può essere scelta una delle due compagini che, a partire dal nuovo anno, entrerà a far parte della Major League Soccer: Atlanta United. Oltre alla squadra della Georgia, ci sarà la new entry Minnesota United FC nel 2017 del calcio statunitense; Atlanta, tuttavia, concentra su di sé un grande interesse per il tipo di calciomercato che sta portando avanti.
Innanzitutto, partiamo dalla scelta per la panchina; un nome altisonante ma ormai alla frutta (calcisticamente parlando)? Un ex calciatore di grande talento in grado di accendere gli entusiasmi dei tifosi ma tutto da verificare in panchina? Nulla di tutto ciò. Atlanta ha puntato forte su una vera leggenda del calcio sudamericano, tra i tecnici ancora oggi più preparati anche per quanto concerne l’aspetto tattico: Gerardo ‘El Tata’ Martino.
Un allenatore ancora nel pieno della propria carriera, che sceglie un progetto ambizioso all’interno di un campionato ritenuto però ancora da molti, addetti ai lavori e non, scarsamente allenante. Un ottimo segno per tutto il movimento calcistico statunitense.
Passiamo, poi, in rassegna gli acquisti messi a segno. Partiamo da uno dei più interessanti talenti presenti nel calcio argentino di oggi: Hector Villalba. 22 anni, cresciuto nel Club Tijuana, Villalba ha militato sino ad ora nel San Lorenzo (con cui ha vinto la Copa Libertadores), mettendosi in luce principalmente per la grande velocità a disposizione, abbinata ad una tecnica individuale pazzesca. Gli occhi di tanti grandi club europei si erano posati su di lui ma Atlanta ha concluso l’affare prima di tutti e se lo è portato a casa.
Altro acquisto sensazionale appare quello di Miguel Almiron, proveniente dal Lanùs. Classe 1994 come Villalba, Almiron ha disputato due campionati nel Cerro Porteno (club nel quale è cresciuto) prima di strabiliare mezzo mondo lo scorso anno con la maglia del Lanùs. 34 presenze e 3 gol non rendono l’idea di quanto questi sia un centrocampista realmente completo. Grinta da vero argentino, polmoni inesauribili e piedi tutt’altro che da buttare.
Nei mesi passati, Arsenal e, soprattutto, Inter si sono interessate ad Almiron, con Javier Zanetti (non il primo venuto, insomma) che dichiarò pure: “Mi piace tantissimo Almiron, l’ho visto in varie partite. Nel calcio europeo potrebbe fare davvero bene”. Il club nerazzurro iniziò anche a pensare al modo in cui portarlo in Italia, magari appoggiandosi a Chievo o Pescara in attesa del suo passaporto da comunitario. Wenger, dal canto suo, che di soldi per sedicenti fenomeni ventenni ne ha gettati alle ortiche a palate in questi anni, non era troppo convinto di voler compiere un investimento così oneroso e allora ecco spuntare di nuovo Atlanta: 13 milioni di euro ed Almiron si accasa in Georgia.
Altri giovani da segnare sul taccuino in casa Atlanta? Certo che sì. Brandon Vazquez, per esempio. Classe 1998, il ragazzo sta facendo magie su magie con le giovanili degli Stati Uniti e si è meritato la chiamata della MLS. Vicino al club rossonero, appare poi il centrocampista paraguaiano Oscar Romero, anch’egli piuttosto giovane (24 anni), di proprietà del Racing Avellaneda e pronto a trasferirsi negli Stati Uniti: si parla di un accordo raggiunto sulla base di dieci milioni di dollari.
Ma non finisce qui. Atlanta ha portato a casa anche calciatori di esperienza internazionale come Kenwyne Jones, lungagnone di colore visto più volte in Premier League tra Southampton, Sunderland e Stoke City, ed il mediano irlandese Chris McCann, proveniente dal Wigan.
Rispetto agli Ashley Cole, i Kakà, i Julio Baptista, almeno sulla carta, quello di Atlanta appare un progetto veramente interessante e che crea un solco mai visto prima all’interno del mondo della MLS. Basterà per riscrivere la storia del soccer?