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Antonio Percassi e la meraviglia Atalanta ai raggi X

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Antonio Percassi e la meraviglia Atalanta ai raggi X

L’artefice principale del fantastico mondo della Dea, un uomo che ha saputo valorizzare il club lombardo dopo aver contribuito con successo alla crescita di altri marchi imprenditoriali.

Il “miracolo Atalanta” non è un dono inaspettato che cade dal cielo sulla città di Bergamo, non nasce dal nulla e il suo splendore non è frutto di casualità o di una straordinaria concatenazione di eventi positivi. Forse non è del tutto azzardato il ridondante paragone che nelle ultime settimane vede la Dea nerazzurra accostata all’Ajax, senza incappare nell’errore di tralasciare le dovute differenze tra due club diversi per storia, palmarès e fatturato.Il paragone di Capello con l’Ajax? Ci inorgoglisce, ma attenzione a volare troppo alto, poi si rischia di cadere”. Prova a non crogiolarsi sugli allori Antonio Percassi, il numero uno del club lombardo dal 2010, la mente che ha saputo investire con intelligenza su una creatura calcistica ammirata e rispettata. Del resto, il saper dare vita a un progetto imprenditoriale e raggiungere risultati soddisfacenti senza avventurarsi in progetti rischiosi ed evitando di fare passi avventati, è da sempre la filosofia di Percassi. La sua Atalanta è una formica che nel corso degli anni ha raccolto i frutti di un lavoro meticoloso in una piazza dove sono tollerati gli errori ed è ammessa la crescita graduale.

Dal campo di calcio al mondo dell’imprenditoria

La storia di vita di Antonio Percassi è un percorso che inizia negli anni ’70, quando un giovane difensore dallo stile un po’ rude si fa spazio nelle fila dell’Atalanta fino a diventarne uno dei pilastri del reparto arretrato. Nel 1990 diventa il presidente del club orobico prima di dimettersi durante la stagione 1993/94. Torna ad assumere il comando societario nel 2010 e nel 2017 compie un passo importante per la crescita del club acquistando dal comune di Bergamo lo stadio che tra qualche anno si chiamerà Gewiss Arena, una volta terminata la fase di ristrutturazione. Fase iniziata da pochi giorni e il cui costo totale si aggira sui 40 milioni di euro. Il piccolo impero di Percassi è lontano dai giganti dell’economia che controllano con cifre inarrivabili le grandi società del calcio mondiale, ma è un raro esempio di lungimiranza e rigore. Le molteplici attività imprenditoriali che Percassi ha condotto con successo hanno contribuito ad alimentare di riflesso il progetto atalantino fino all’inarrestabile exploit di questa stagione.

La gestione dell’Atalanta nell’era Percassi

 Con il prezioso aiuto dell’indimenticato Mino Favini, esperto e sagace scopritore di talenti scomparso solo pochi giorni fa all’età di 83 anni, Antonio Percassi ha plasmato l’Atalanta partendo dal suo settore giovanile, fino a farlo diventare uno dei più floridi d’Europa. Agli incontestabili risultati sportivi, che stanno portando in alto il nome di una città che supera di poco i 100 mila abitanti, si sono aggiunti entrate record nella gestione economica del club. Non a caso l’Atalanta, nel 2018, ha totalizzato ricavi per 155 milioni di euro, di cui ben 68 milioni dal calciomercato tra plusvalenze, prestiti e bonus. Con il quattordicesimo monte ingaggi della Serie A (appena 27 milioni destinati alle retribuzioni dei calciatori), la società bergamasca rappresenta un esempio lampante di gestione oculata e redditizia. Il valore della rosa è salito di pari passo con i risultati sportivi della squadra che potrebbe coronare una stagione eccezionale centrando l’accesso alla Champions League e vincendo la Coppa Italia in finale contro la Lazio (anche conseguire solo uno dei due obiettivi significherebbe aver raggiunto un gran traguardo).

L’assennatezza è una peculiarità del primo comandamento atalantino, si spende sempre il giusto ed è concesso uno strappo alla regola solo se il rischio di fallimento è minimo, come insegna l’affare Zapata, attaccante cresciuto in maniera esponenziale. Il colombiano è stato prelevato dalla Sampdoria in prestito biennale per 12 milioni di euro, con diritto di riscatto per ulteriori 14 milioni: nel caso in cui dovesse essere riscattato diventerebbe l’acquisto più costoso della storia dell’Atalanta. Oltre ai nomi ultimamente più gettonati in chiave calciomercato, come quelli di Zapata, Gomez e Ilicic, la vetrina Atalanta offre pezzi di sicuro valore a prezzi che sono inevitabilmente lievitati, alla luce di una stagione in cui gli uomini di Gasperini sono saliti alla ribalta delle cronache sportive. Hateboer (il Napoli è sulle sue tracce), Freuler e Castagne (adocchiati dalla Roma), De Roon e Palomino sono i nomi più ricorrenti nonché i più graditi da squadre importanti. Ad ogni modo l’Atalanta difficilmente si priverà di tutti i suoi gioielli, anche perché tutti hanno sempre sostenuto di trovarsi benissimo in una città come Bergamo e con la maglia della Dea, sotto la guida di Giampiero Gasperini.

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