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Ana Ivanovic: quali sono le motivazioni del suo ritiro?

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La nuova stagione è appena cominciata, eppure nel mondo del tennis continua a tener banco la spiazzante notizia trapelata agli sgoccioli del 2017. Ana Ivanovic ha annunciato il suo ritiro. Lo ha fatto a modo suo, con un messaggio di pochi minuti sul suo profilo Facebook. Qualche giorno prima aveva avvisato i suoi fan di monitorare la sua pagina, perché sarebbero giunte a breve importanti novità. In molti avevano pensato  ad un gravidanza in arrivo, dopo il matrimonio di quest’estate con Bastian Schweinsteiger, centrocampista del Manchester United e colonna portante della nazionale tedesca. E invece  ha stupito tutti.

A soli 29 anni, la tennista serba ha deciso di appendere la racchetta al chiodo, in modo tanto inaspettato quanto fugace, quasi di soppiatto. Nessuna indiscrezione in questi mesi, un solo videomessaggio lampo, per chiudere un’avvincente carriera e per salutare i suoi sostenitori più fedeli. Quali sono i motivi di questo addio al tennis?

Gran parte delle motivazioni le ha rese la Ivanovic stessa, nel suo videomessaggio. Tutti gli sport a livello professionistico richiedono sempre il top della forma, e sapete che negli ultimi anni ho avuto diversi problemi. Per me stessa, per la mia famiglia, ma anche per i tifosi, non posso giocare senza essere al massimo dei miei standard, che non riesco più a raggiungere. Quindi è ora di andare avanti”.

Del resto, l’incantevole tennista serba ha dovuto affrontare un 2016 da incubo, costantemente alle prese coi dolori al polso destro che l’hanno accompagnata per tutto l’anno senza mai permetterle di giocare al suo livello. Eppure, anche nel 2015 il suo gioco era sembrato opaco, quasi incolore. Le sconfitte cocenti si erano ripetute nei mesi e l’unico picco era stata la semifinale al Roland Garros. Come mai?

 Fondamentalmente, l’Ivanovic è sempre stata una giocatrice poco costante. E questa sua persistente discontinuità non nasceva dal nulla. Perché accanto agli innegabili problemi fisici che l’hanno portata al ritiro, non si può non considerare un altro dei motivi che ha causato il suo tracollo sui campi: l’incapacità di reggere la tensione. La difficoltà di rispettare le aspettative. In poche parole, la fragilità emotiva.

 L’aspetto psicologico non le ha quasi mai permesso di esprimersi al meglio. Il suo dritto, tanto fluido quanto potente, spesso  l’abbandonava nei momenti chiave dei match, la mano tremante sulla racchetta. E soprattutto il servizio, negli ultimi anni, le ha creato i peggiori grattacapi: con i suoi lanci di palla sbilenchi, non ha mai potuto contare su un colpo che, a inizio carriera, le aveva regalato tanto.

Una carriera comunque di tutto rispetto: una vittoria nel 2008 al Roland Garros, battendo in finale Dinara Safina, e due finali Slam, nel 2007 a Wimbledon contro Justine Henin e nel 2008 agli Australian Open contro Maria Sharapova. Risultati però ottenuti quando aveva appena vent’anni ed era ancora una stella nascente: pur non avendo raggiunto la piena maturità tennistica, la spensieratezza e lo status di outsider le permettevano di giocare senza troppe pressioni addosso, consentendole di esprimersi al meglio. Una spensieratezza che però, dopo la vittoria al French Open e il raggiungimento della vetta nel ranking WTA, lasciò il passo alle opprimenti aspettative dei tifosi e dei media. Tutti le attenzione erano rivolte su di lei. E in una situazione simile sono emerse tutte le difficoltà psicologiche della giovane tennista serba.

A quasi 9 anni di distanza, Ana Ivanovic ha deciso d smettere. Ma lo ha fatto col sorriso sulle labbra, chiedendo ai suoi sostenitori di non essere tristi per lei. Si è infatti detta eccitata per quanto il futuro le riserverà.  Un futuro in parte già pianificato, che prevederà attività non solo legate allo sport, ma anche alla moda, alla cura della propria bellezza, oltre che all’impegno filantropico e a una stretta collaborazione con l’Unicef.

Che dire? Probabilmente Ana ha fatto la scelta migliore, soprattutto per se stessa. Protrarre una carriera che sembrava ormai sulla via del tramonto sarebbe forse stato controproducente. Ma non sarà facile dimenticare la sua algida eleganza sui campi da gioco, accompagnata ad un fisico mozzafiato che aveva fatto innamorare in tanti. Non sarà facile dimenticare le sue esultanze, quel pugnetto chiuso che s’ avvicinava al petto, per darsi la carica dopo aver vinto un punto importante.

 In bocca al lupo, Ana.

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  1. Non è una gran perdita dal punto di vista agonistico. Spesso appariva addirittura svogliata. Non voleva lavorare sui muscoli per non deturpare la propria figura. Tatticamente non era brillante. La bellezza e l’eleganza mi mancheranno, però, in uno sport in cui ultimamente la classe e lo stile sono spesso latitanti.

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