Amedeo Biavati, l’uomo del doppio passo
Bolognese. Bandiera rossoblù e più volte campione d’Italia in quello “squadrone che tremare il mondo fa”. Era l’idolo di Pasolini. Passò alla storia del calcio per il suo ‘doppio passo’, prima di Garrincha, che venne addirittura proiettato in una rubrica d’informazione nei cinema. Amedeo Biavati era nato nel 1915 e debuttò in Serie A con la maglia felsinea il 21 maggio 1933: quel giorno realizzò una doppietta. Nel massimo campionato 228 partite e 58 reti. All’inizio ebbe qualche difficoltà ad emergere, ma con l’arrivo sotto le Due Torri di Arpad Weisz svoltò.
Con il Bologna celebrò tre tricolori e il Torneo Internazionale dell’Expo Universale di Parigi nel 1937. Non fece solo la storia rossublù, considerato che con la Nazionale divenne campione del mondo in Francia. In maglia azzurra 18 presenze e 8 reti. Da allenatore allenò anche le giovanili rossoblù dalle quali uscirono alcuni futuri campioni d’Italia come Giacomo Bulgarelli e Paride Tumburus. Fabio Campisi gli ha dedicato il libro ‘Amedeo Biavati, il mito del doppio passo’. Per quasi vent’anni allo stadio Kennedy di San Lazzaro di Savena si svolse un torneo a lui dedicato.
In una speciale classifica su un numero del Guerin Sportivo nel 2015 dedicata ai 100 di sempre del Bologna Gianfranco Civolani lo posizionò al sesto posto, davanti al tedesco Helmut Haller e dietro a Giuseppe Della Valle (due scudetti). Si spense il 22 aprile 1979. Una domenica. Forse un segno del destino.