Altro che 40 punti: la quota salvezza della Serie A è sempre più bassa

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Il numero di punti necessari per mantenere la categoria nella massima serie è sempre più basso. Se si partisse da un presupposto del genere senza contestualizzarlo, si penserebbe immediatamente ad un campionato che tende a livellarsi verso il basso, ma la realtà è un’altra. Soprattutto se si parla della stagione in corso in Serie A. Dopo 14 giornate si possono fare i primi conti e notare subito tre elementi: lo scudetto non è ancora una proprietà privata della Juventus (seppure sia per distacco la favorita anche dopo la sconfitta di Genova), la classifica attuale è costituita attualmente da tre blocchi (dal primo al settimo posto, dall’ottavo al sedicesimo e dal diciassettesimo al ventesimo) e la lotta salvezza potrebbe riguardare la miseria di quattro squadre, tre delle quali retrocederanno in B.

Il primo blocco parte dalla Juventus, prima con 33 punti, e si chiude col Napoli, settimo con 25. I partenopei, protagonisti finora di un campionato al di sotto delle aspettative iniziali, sono ancora in lotta per il titolo. Qualcuno potrebbe parlare addirittura del ritorno delle sette sorelle ma è avventato affermarlo, anche perché difficilmente una tra Roma, Milan, Lazio, Atalanta, Torino e Napoli sarà in grado di contrastare fino in fondo la Juventus. Numeri alla mano, però, tutto è ancora possibile.

Il secondo blocco, invece, parte dall’Inter, ottava con 21 punti, e si chiude col Sassuolo, sedicesimo con 14. Le squadre incluse in questa fascia non hanno ancora capito cosa vogliono fare da grandi e viaggiano sospese in un limbo che potrebbe farle volare in Paradiso oppure spingerle in picchiata verso l’Inferno.

I team che occupano gli ultimi quattro posti della classifica, tuttavia, sembrano essere il salvagente ideale per scongiurare la seconda ipotesi. Empoli, Pescara, Palermo e Crotone, infatti, hanno fatto finora un campionato a sé. Il loro rendimento potrebbe abbassare notevolmente la quota salvezza, confermando la teoria secondo cui i leggendari 40 punti facciano ormai parte della mitologia di Eupalla.

Il calcio non è mai una scienza esatta e sbilanciarsi così tanto dopo 14 giornate è un rischio, ma la media punti attuale salverebbe l’Empoli con la miseria di 27 punti e manderebbe in B Pescara, Crotone e Palermo con 19 e 16 punti. Pochi, pochissimi. Oltretutto, gli abruzzesi hanno beneficato di una vittoria a tavolino col Sassuolo (figlia dell’ingresso in campo di Ragusa, all’epoca non ancora inserito nella lista ufficiale della Lega di A) , senza la quale chiuderebbero la classifica con 4 punti, 10 a fine campionato. Il mercato di gennaio cambierà probabilmente le carte in tavola e le squadre del secondo blocco non possono ancora considerarsi salve, ma il dato è altrettanto significativo. Giusto per fare un esempio, la classifica della quattordicesima giornata della Serie A 2015/16 salvava il Frosinone con 14 punti (quattro in più dell’Empoli attuale), mentre cerchiava in rosso i 13 del Bologna terzultimo (6 e 7 in più rispetto al Pescara, il Crotone e il Palermo della stagione in corso). Alla fine dello scorso campionato, l’Udinese si salvò con 39 punti, uno in più del Carpi, prima delle retrocesse. Se si pensa alle 12 lunghezze che potrebbero separare l’Empoli di questo campionato dall’Udinese di un anno fa, il quadro che emerge è sorprendente. Non finisce qui: negli ultimi dieci anni, nessuna squadra ha mai mantenuto la categoria con meno di 30 punti. La compagine salva col bottino più magro è il Sassuolo, protagonista nel 2013/14 di un’incredibile rimonta che la portò al quartultimo posto finale con 34 punti. D’altro canto, Bologna e Genoa si salvarono nel 2009/10 e nel 2011/12 con 42 punti, stabilendo la quota più alta raggiunta dalle ultime non retrocesse dal 2006 ad oggi.

La sfilza di statistiche elencate finora ci portano a fare un paio di considerazioni. Empoli, Pescara, Crotone e Palermo stanno facendo un campionato a parte senza abbassare il livello medio della Serie A che stiamo vivendo in questa stagione. Sette squadre su venti pensano ancora allo scudetto con ambizioni più o meno legittime e altre otto possono sognare l’Europa guardandosi timidamente alle spalle. Le compagini coinvolte ora nella lotta salvezza hanno dalla loro qualche giustificazione e molte colpe. L’Empoli ha il peggior attacco del campionato con 7 gol (4 dei quali messi a segno col Pescara ultimo sul campo) e ha cancellato in pochi mesi le favole di Sarri e Giampaolo, il Crotone non ha avuto a disposizione per due mesi il fattore casalingo per via dei lavori d’adeguamento alla massima serie dello Scida, il Palermo vive una situazione societaria particolare che ha portato Zamparini ad una smobilitazione (senza rinunciare tuttavia alla fama da mangia allenatore) che ha fatto emergere unicamente le qualità di Nestorovski, mentre il Pescara sta pagando oltremisura l’assenza d’esperienza di buona parte degli elementi presenti in rosa. Crotone, Pescara e Palermo potrebbero beneficiare del mercato di gennaio più dell’Empoli. Il motivo è semplice: hanno un gioco da A, senza avere una rosa da A. Davide Nicola, Massimo Oddo e Roberto De Zerbi (ora sostituito da Corini) hanno un’idea di calcio chiara ed efficace, ma non hanno a disposizione delle rose capaci di assecondarla fino in fondo. Il Crotone, inoltre, è cresciuto notevolmente nelle ultime uscite e sembra essere al momento la favorita per salvarsi a prescindere dai punti raccolti finora. Queste considerazioni ci portano ad una riflessione naturale: il rendimento negativo è figlio degli investimenti fatti in estate dalle rispettive società e mostrano chiaramente il solco che si è creato con le altre squadre. Per loro fortuna, l’Empoli è una squadra con la quale possono giocarsela alla pari e dovrebbero bastare poco più di 30 punti (se non meno, addirittura) per restare in Serie A. Alla faccia della leggendaria quota 40, una chimera che ha sempre meno senso d’esistere. Questo campionato è sempre più livellato verso l’alto e costringe a metà classifica due big come Inter e Fiorentina, ma quando cade in basso sprofonda miseramente. Fino a fare di una vittoria un’impresa eccezionale.

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