Un nostro studio ha messo in luce una grave carenza di allenatori di colore nel calcio europeo di primissimo livello. E anche altrove le cose non sono di certo migliori.
“Let’s say no to racism” recitano tutti gli slogan della UEFA e della FIFA nel contrastare il razzismo. La realtá però ci mostra come, anche se non si può parlare di razzismo, ci sia ancora un grandissimo pregiudizio e diffidenza, almeno nei 5 massimi campionati europei, a lasciare la panchina e la guida tecnica in mano ad un allenatore di colore. I dati in questo senso sono molto chiari.
Nell’Europa che conta, Serie A, Bundesliga, Liga, Ligue 1 e Premier League i giocatori di colore sono in tutto 553 su 2558 per una percentuale del 21.6 %. In testa la Francia con 224 su 534 (42%) poi a seguire l’Inghilterra con 137 su 512 (27%), la Germania con 91 su 501 (18%), l’ Italia con 64 su 532 (12%) e chiude la Spagna con soli 37 giocatori colored su 479 (7%).
Negli stessi campionati gli allenatori di colore sono solamente 5 su 100 squadre totali pari al 5%. Tra questi 5 uno é ad interim, Darren Moore del WBA (entrato in corsa dopo l’uscita di Alan Pardew) e presto potrebbe lasciare la guida tecnica. Gli altri quattro sono: Chris Hughton del Brighton & Hove Albion, Sabri Lamouchi del Rennes, Antoine Kombouaré del Guingamp e Clarence Seedorf del Deportivo la Coruna.
Uscendo un attimo dall’Europa e affacciandoci oltreoceano, negli Stati Uniti, lí dove in teoria, almeno nello sport, il problema razzismo non dovrebbe esistere vista la grande integrazione tra diverse comunitá, la situazione non é per nulla diversa anzi. Solo 136 giocatori su un totale di 624, pari al 22%, sono di colore e per quanto riguarda le panchine solo un “black guy” trova posto in panchina ed é Patrick Vieira, ex stella del calcio, ora allenatore di New York feudo del “suo” Manchester City, per una media su 23 squadre che compongono la MLS del 4%. Meno che in Europa.
Questi dati, visto anche il trend di affidare squadre importanti ad allenatori “neo-patentati”, ci illustrano come le istituzioni e le squadre dei maggiori campionati siano le prime vittime di quei pregiudizi che cercano di combattere ed allontanare giustamente dalla testa dei tifosi. Perché senza nasconderci dietro un dito, le accuse che vengono mosse ai giocatori, ora allenatori, di colore sono sempre le stesse: sono stupidi, non capiscono il gioco, non hanno uno spiccato senso tattico, sanno usare solo il fisico ma tatticamente devono imparare tanto. Una serie di banalitá che forse potevano trovare una piccola parte di fondamento 30 anni fa ma che ora sanno tanto di scuse campate in aria per celare un brutto pregiudizio e forse anche altro di molto piú grave. Dalla serie: predicare bene ma razzolare male.
sono scioccato. grazie