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Alex Morgan: una storia talmente strana che dovrebbe essere normale
Testo: Ettore Zanca
Illustrazione: Enrico Natoli
Questa è una storia strana, strana perché inusuale e che dovrebbe servire da esempio. Alex Morgan, calciatrice statunitense, è una divoratrice di titoli. Campione del mondo con la sua nazionale per ben due volte, vincitrice di una Champions giocando in prestito con il Lione e “sindacalista” che si batte per la parificazione del calcio femminile a quello maschile. Fin qui nulla di nuovo. Ma Alex è una donna che ha una famiglia e che desidera essere madre.
Il suo compagno è Servando Carrasco, calciatore anche lui con i Los Angeles Galaxy. Qualche giorno fa, Alex annuncia di essere incinta. Una delle maggiori difficoltà per chi fa questo sport è appunto il gestire la gravidanza e la maternità. Essendo professioniste, non è detto che ritrovino il posto in squadra e non è detto che possano giocare da madri. Alcune atlete sono andate ai mondiali pagando la babysitter in proprio, altre l’hanno avuta dalla propria federazione. Sidney Leorux, compagna di squadra di Alex, a marzo, è stata fotografata mentre si allenava al quinto mese di gravidanza.

La novità è che la sua squadra, l’Orlando Pride, ha detto che Alex non solo avrà garantito lo stipendio durante la gravidanza, ma conserverà il posto in squadra quando tornerà. Immaginiamo già le risposte piccate. Una famosa, le viene garantito tutto. No, perché è proprio dall’esempio di una donna famosa che bisognerebbe ripartire. In Italia siamo pieni di casi di donne “gentilmente invitate” a non fare figli per non perdere il posto e se lo fanno, spesso, diventano delle appestate. Donne con competenze e capacità, che si vedono sorpassare da uomini nelle carriere dirigenziali, perché danno più garanzie di presenza e meno rischio di assentarsi per i figli. Donne che se rientrano nel posto di lavoro, a volte dopo battaglie legali, vengono trattate da appestate e messe a fare fotocopie.
L’apice della scarsa considerazione della donna spesso è il suo annullamento fisico. Di fronte ad un femminicidio inorridiamo e ci premuriamo di dire che noi non siamo così, che quelle sono belve e assassini. Ma c’è un sommerso di privazione della dignità di una donna che non fa rumore ma uccide lentamente o annulla l’anima. E se anche delle calciatrici famose devono intentare una battaglia per vedersi riconosciute dei diritti, significa che questa battaglia affonda le radici fino all’ultima dipendente di un fast food che non riesce nemmeno a soffiarsi il naso, figuriamoci fare un figlio.
Sì, Alex Morgan è famosa, per questo forse ha più garanzie, ma chi priva una donna dei diritti in maniera subdola, dovrebbe prendere esempio dalla squadra dove Alex gioca. Questa è una storia strana, quella della conservazione di un posto di lavoro ad una donna. Talmente strana, che dovrebbe essere normale. Ma non lo è.
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