ALESSANDRO CAPARCO, DALLA JUVENTUS ALLA CONQUISTA DELLA ROMANIA

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Ci sono giocatori che accettano la sfida. Giocatori che, costretti a lasciare la propria società, decidono di esplorare campionati emergenti. Uno di questi è sicuramente Alessandro Caparco, portiere natio di Moncalieri che nel 2010 ha deciso di trasferirsi in Romania per giocare in Liga I, la massima divisione del campionato di calcio rumeno.

Una carriera calcistica iniziata sotto la Mole Antonelliana, dapprima alla Juventus ed in seguito al Torino. «Sono cresciuto nel settore giovanile della Juventus, dove mi sono tolto una grande soddisfazione», ricorda Alessandro, «vincendo lo Scudetto con i Giovanissimi Nazionali», ovvero «l’unico trofeo che mancava alla Juventus per divenire l’unica società ad aver vinto tutto tra prima squadra e giovanili». Da lì poi il passaggio ai Granata per disputare la stagione con la squadra Primavera. «Perdemmo in finale di Coppa Italia e nella finale dei Torneo di Viareggio», conclude il portiere.

Dopo più di un centinaio di presenze con la maglia dell’Ivrea tra la Serie D e la Serie C1, arrivò per il moncalierese la chiamata che può cambiarti la carriera. Infatti, Alessandro fu messo sotto contratto dal Grosseto in Serie B, tra le fila del quale rimase per due stagioni in cui il presidente Piero Camilli esonerò tre allenatori. Complici anche alcuni infortuni al titolare Paolo Acerbis, il giovane Caparco riuscì a ritagliarsi un discreto spazio in Cadetteria. Tuttavia, nell’aprile 2010 venne messo fuori rosa e così si interruppe bruscamente la sua esperienza italiana. «Il vulcanico Camilli mi mise fuori rosa», afferma, «per aver riso ad una battuta di De Canio», allenatore che aveva appena sconfitto i Grifoni allo Stadio Carlo Zecchini. Nonostante l’epilogo, il moncalierese conserva comunque preziosi ricordi di questa sua esperienza. «Il mio primo anno di Serie B è stato magico», racconta, «con uno spogliatoio stupendo che mi ha permesso di conoscere persone stupende che ancora adesso sento». Eliminati dalle semifinali Playoff contro il Livorno di Alessandro Diamanti ma «noi con la città creammo qualcosa di stupendo», conclude.

Fu in quel periodo che, guardandosi intorno, scelse di emigrare in Romania. «Mi contattò Ioan Sabău», ricorda l’estremo difensore, «ex giocatore del Brescia che mi vide durante una sfida tra le Rondinelle ed il Grosseto». Rifiutate alcune proposte di contratto in Serie B, il moncalierese decide così di partire trasferendosi al Târgu Mureș, società di Liga I con sede nell’omonima città in Transilvania. «In Romania inizialmente ho fatto fatica ad ambientarmi», rivela Alessandro, «ma solo sotto l’aspetto calcistico». Dopo quattro stagioni tra le fila dei Mureșenii arriva la sua seconda esperienza in terra rumena, questa volta tra le fila dello Iași, la cui sede è situata nell’omonima città della parte orientale del Paese ed attualmente allenato dall’italiano Nicolò Napoli.

In opposizione all’immaginario collettivo, spesso superficiale e pregiudizievole, l’estremo difensore rimarca il fatto che «a livello di vita è un Paese pulito e tranquillo dove si vive benissimo». Come sono le due città in cui ha abitato? Târgu Mureș, che conta circa 150.000 abitanti, «è una città molto carina e pulita, in cui ho incontrato anche mia moglie». Parlando di Iași, città in cui attualmente risiede e seconda dopo la capitale Bucarest per numero di abitanti, il portiere la descrive come «molto bella e comoda dal punto di vista dei servizi», ma anche «ricca di ristoranti e parchi che ti permettono di vivere bene».

Proprio tra le fila degli Albalbaştrii (“Biancoblù”, in rumeno) l’estremo difensore si è reso protagonista di tre interventi prodigiosi nell’arco di pochi secondi nello scontro diretto contro il Cluj, disputato a marzo allo Stadionul Emil Alexandrescu. Tre parate che non sono servite per conquistare punti, considerata la sconfitta casalinga con il risultato di 0-2, ma che le cui immagini hanno comunque fatto il giro del mondo dal punto di vista mediatico. «Ho ricevuto parecchie chiamate», ammette Alessandro, «ma quelle che mi hanno fatto più piacere sono state quelle di Stefano Tacconi e di Alessandro Nista», attuale preparatore dei portieri del Napoli. Ma non sono mancate anche «diverse chiamate da colleghi come Mauricio Pinilla e Lorenzo Ariaudo».

«Ho avuto la fortuna di aver giocato in due squadre abbastanza seguite», ammette il portiere. «A Târgu Mureș cerano 14.000 abbonati, mentre qui a Iași un po’ meno nonostante sia comunque una squadra molto seguita». Il calcio rumeno è un calcio in crescita, aspetto testimoniato dalla vittoria del Cluj nel 2008 allo Stadio Olimpico contro la Roma e dall’eliminazione del West Ham ai preliminari di Europa League di questa stagione contro l’Astra Giurgiu, come ricordato dallo stesso portiere. «Tutti conoscono per esempio la Steaua Bucarest», aggiunge, facendo un bilancio sintetico sulla competitività del campionato: «Ci sono alcune squadre che potrebbero giocare in Serie A ed alcune in Serie B». E per quanto riguarda la visibilità mediatica? «Per quanto riguarda il mercato hai grosse possibilità soprattutto se giochi in squadre che partecipano alle coppe europee». Per dimostrare ciò, porta l’esempio di portieri come Ciprian Tătărușanu alla Fiorentina, come Beto due volte vincitore dell’Europa League al Siviglia e, infine, come Costel Pantilimon vincitore della Premier League con il Manchester City, rispettivamente passati tra le fila di Steaua Bucarest, Cluj e Timișoara.

C’è spazio anche per un aneddoto divertente. Durante la passata stagione la Steaua Bucarest, prima dell’ultima giornata di campionato, era prima in classifica con un punto in più rispetto al Târgu Mureș secondo. Caparco, in forza allo Iași, si ritrovò contro la squadra della capitale, mentre la compagine della Transilvania se la doveva vedere con il pericolante Oțelul Galați, compagine in lotta per la salvezza e con sede nell’omonima città di Galați, nella regione rumeno della Moldavia. «Feci un intervento importante su Nicolae Stanciu» e la partita finì 0-0, ma il Târgu perse contro la modesta avversaria spianando la strada ai Roșalbaștrii (“Rossoblù”, in rumeno) per il trionfo in campionato. «Mentre facevo l’intervista post partita passò George Becali», proprietario della Steaua, «tirandomi uno schiaffetto sulla nuca e insultandomi scherzosamente per aver fatto rischiare la perdita del campionato», il tutto «davanti alla TV».

Sono ormai sei le stagioni che Alessandro ha passato in Romania. Pur essendosi levato delle soddisfazioni, la nostalgia di casa si fa sentire. «Sono in scadenza di contratto e mi piacerebbe un ritorno nella mia amata Italia», ammette Alessandro. Infine, come si vede tra dieci anni il moncalierese? Risposta scontata: «Tra dieci anni spero ancora in porta, perché amo troppo questo sport».

FOTO: www.pianetaempoli.it

 

 

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