Forse c’è qualcosa nell’aria che quest’estate vuole farci divertire un po’ di più durante la pausa del calcio estivo scandita solo dal battibecco del calciomercato e delle trattative. Forse c’è una nazione che dopo l’incoraggiante prova dell’Europeo francese in un girone non facile, vuole continuare il suo graduale percorso di crescita. Forse c’è la voglia di riscattare la figuraccia europea dello Skenderbeu, nel mirino per alcune partite truccate ed escluso dalle competizioni internazionali. Come nella tradizionale Calciopoli, la squadra leader in patria. In questa caotica spirale ne esce fuori un altro episodio fuori dall’ordinario durante i preliminari di Champions League; non solo colpacci di Gibilterra e speranze da San Marino. Se in questi due casi la speranza di sorprendere dipendeva dalla forza dell’intero collettivo, stavolta si parla di un caso individuale, che arriva dall’emergente Albania. Durante il girone di ritorno secondo turno preliminare di Champions League, Ferencvàros e Partizani si sono dati battaglia sino ai calci di rigore: 1-1 all’andata in Albania, in casa di quella che è una delle squadre più titolate nella storia della Kategoria Superiore, ma allo stesso tempo ha affrontato un periodo di declino con due retrocessioni di fila nel 2009 e 2010.
Tre anni fa il ritorno nella massima serie, l’anno scorso la comparsa ai preliminari di Europa League, quest’anno il passaggio del secondo turno di Champions grazie ad una magistrale prova del portiere Alban Hoxha durante i rigori. L’estremo difensore albanese, capitano della squadra, è letteralmente salito in cattedra durante l’esecuzione finale decisiva per le sorti del turno. Tre rigori parati, tutti calciati male, bisogna ammetterlo, come occorre riconoscere la freddezza di un portiere che poco prima, però, si era reso protagonista di un altro incredibile ed improbabile gesto: un cucchiaio al portiere avversario, che ha inaugurato le danze dei tiri dal dischetto.
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Alban Hoxha, capitano, portiere e rigorista, si rende protagonista di un’altra vittoria albanese, trascinando i suoi verso quello che ormai sta diventando un sogno. Sulla carta, considerato il livello non eccelso di entrambe le squadre, gli ungheresi del Ferencvàros erano considerati favoriti, ma senza fare i conti con la determinazione degli albanesi che non hanno sprecato l’occasione di sfruttare l’ondata della loro rinascita. E pensare che il Partizani inizialmente non doveva disputare la Champions League. La squadra è subentrata sostituendo lo squalificato Skenderbeu. Questa sostituzione ha permesso allo Slovan Bratislava, prevista sfidante dei campioni di Kategoria Superiore, di accedere direttamente al secondo turno, disputando anche un’amichevole di ripiego al ritorno del turno preliminare. Per il rimpiazzo Partizani, il ruolo di vice-campione e di seconda della classe sempre più insidiosa là in alto, si è improvvisamente trasformato in un’avventura europea impensabile sino a poco tempo prima. Alban Hoxha, davanti ad un decisivo punto di svolta come i rigori, avrà in qualche modo saputo incanalare in sé tutte le energie infuse nella squadra di Tirana per l’occasione di toccare il lusso europeo, un preliminare dal sapore di Europa dell’est, tra due capitali – Tirana e Budapest – e due squadre storiche in patria, Partizani e Ferencvàros.
Come in ogni storia particolare che sta ormai contraddistinguendo l’estate di calcio, arricchita dagli Europei francesi, è successo che la più piccola ha battuto la più grande, che la sorpresa imprevista, dell’ultim’ora, ha concluso in bellezza e in ignoranza il turno di qualificazione, dopo due pareggi con lo stesso punteggio: 1-1 all’andata (vantaggio dell’albanese Fili ad inizio secondo tempo e pareggio ungherese a metà con Böde), e 1-1 al ritorno (stavolta vantaggio magiaro di Gera dopo un quarto d’ora e pareggio su autogol, sino alla lotteria dei rigori).
In tutto questo, c’è un dato che da un lato è sorprendente, ma da un altro forse sta diventando consuetudine. Alla guida del Partizani Tirana, da luglio di quest’anno, c’è un allenatore italiano: il genovese Adolfo Sormani, alla prima esperienza all’estero, ultima panchina al Südtirol nel 2014-2015, prima vice al Watford, in primavera al Napoli e con le classi ancora più giovani alla Juventus per tre anni, dal 2007 al 2010. Prima di queste formative esperienze, le prime panchine furono tra la Romagna e il Veneto, nelle serie minori: Conegliano, Chioggia e Cattolica. Un riflesso al know-how italiano che ha scandito la prima esperienza europea dell’Albania con il c.t Gianni De Biasi. Come l’esperto coach veneto ha saputo dare una quadratura alla coraggiosa e crescente nazionale albanese per affrontare Euro 2016, anche Sormani ha saputo approfittare al meglio di un’occasione storica nel percorso di ripresa del Partizani. Un upgrade con tinte italiane, tra Nazionale e club locali. Che in questo secondo turno di Champions, ha trovato nel portiere Alban Hoxha il suo vero protagonista.
NelleNellela splendida impresa del portiere albanese citerei il suo preparatore dei portieri l italianissimo Mario Capece un vero giramondo del calcio e tanti portieri allenati anche da noi quali Mirante Marchetti Seculin Pelizzoli Paroni Coser e tanti giovani… made in Italy goalkeeper…RESPECT