Ai confini del calcio e della libertà. Corea del Nord. Uno stato che vive nell’isolamento politico-economico da tre generazioni. Secondo per corruzione al mondo, in fondo alla classifica stilata da Amnesty International per il rispetto dei diritti umani. La figura dello stato si associa a Kim Jong-Un “leader supremo” dal 18 dicembre 2011, quando è succeduto a suo padre, Kim Jong-Il “Caro leader”a sua volta erede del nonno Kim Il-sung. Il concetto di democrazia è estraneo a queste latitudini.
Il calcio, ingabbiato (come molte altre attività) dal regime, ha promesso e mai mantenuto. L’apice, nel 1966 quando la Corea del Nord fa piangere l’Italia. Gli osservatori li definiscono dei “ridolini” ma in campo è la nazionale di Fabbri a far ridere. Pak Doo Ik, sergente-dentista, opera senza anestesia e impone l’alt agli azzurri. Il nostro mondiale finisce a…pomodori. La Corea del Nord spaventa e poi si arrende al Portogallo di Eusebio. Sembra l’inizio di una nuova era. Sembra, appunto. L’avvicendamento fra “Caro Leader” e “Leader supremo” muove in senso antiorario le lancette del tempo. Il calcio, però, resiste: resta lo sport più praticato e, pensa un po’, raccoglie anche successi. A livello femminile, la nazionale è nona nel ranking fifa e la under 17, nello scorso ottobre, si è laureata Campione del Mondo superando in finale ai rigori il Giappone.
Un successo che ha esaltato, più di quanto non lo fosse già, Kim-Jong-Un. Adesso il Leader ha un nuovo capriccio: plasmare calciatori più forti di Messi e dominare il mondo calcistico. Difficile: i maschietti, a differenza delle colleghe, giocano maluccio. La Corea del Nord parte dalla posizione numero 126, è fuori dalla corsa ai Mondali del 2018: finita dietro dietro l’Uzbekistan nel girone H non è rientrata neanche nel gruppo delle migliori seconde.
Preso atto dell’inconveniente (mai parlare di fallimenti, al leader) Kim guarda al futuro con ottimismo: il calcio è molto più di uno sport. Funge da cassa di risonanza e collante della popolazione. L’atleta è un soldato un missione con un unico obiettivo: “glorificare” la Patria. Chi perde, deve lasciare l’incarico. Se gli va bene…
Il tecnico che ha avuto il coraggio o l’incoscienza assumere la guida tecnica della Corea del Nord è norvegese: Jørn Andersen. Ha vinto la partita d’esordio 3-1 con le Filippine. Adesso deve costruire qualcosa di buono pescando esclusivamente nel bacino locale.
Servirà un lanternino: la qualità media è bassina, figlia di un movimento non professionistico. Dalle poche notizie che filtrano, i tornei si sviluppano a carattere regionale e in un contesto surreale. Un reportage della BBC, firmato Tim Hartley (poi espulso dal paese e bandito a vita dal rientrarci) racconta storie lontane anni luce dalla idea di tifo. Allo stadio sono banditi cori, sciarpe, bandiere. Gli uomini indossano una spilla: non quella della squadra del cuore ma la raffigurazione del “Leader Supremo”. Si gioca alle 9.30 del mattino: posti suddivisi fra militari e civili a prescindere dal loro desiderio di essere sugli spalti. Gli steward controllano, in tutti i sensi, azioni e reazioni dei “tifosi”. Una bandierina li invita a cantare, l’altra ad applaudire. E loro, obbedienti, eseguono. In caso di gol, in presenza del Leader Supremo, la squadra deve esultare salutandolo.
Altro che barriere…
In questo panorama, difficile scorgere orizzonti rivoluzionari: nessuno ha raccolto l’eredità di Jong Tae-se, 33 presenze e 15 gol in Nazionale. Un mito capace di giocare in Europa nel Bochum e nel Colonia. Le sue lacrime, nel 2010, hanno commosso il paese e mezzo mondo, quando, ascoltando l’inno nazionale, si è sciolto in lacrime (orgoglio, paura? Chi lo sa) prima di Corea del Nord- Brasile.
In attesa di un nuovo “Rooney del Popolo” le (poche) speranze poggiano su Pak Song-Cho, classe 1987, centrocampista con numeri da attaccante: 11 reti su 39 partite disputate. Basterà per aspirare a grandi traguardi? Forse il Leader Supremo fa leva sull’imponderabile: se la Svizzera è stata campione del mondo di vela, perchè la Corea del Nord non potrebbe vincere il Mondiale?