Ultimi? Quasi. La Cambogia è una delle squadre più deboli del pianeta. Il viaggio fra i “desperados” del calcio, parte da questa nazionale. La federazione è nata nel 1933, si è affiliata FIFA dal 1954 ed attualmente è 172esima nel ranking. Tutto sommato, neanche troppo male. Vissuti momenti anche peggiori con il 189esimo posto del 2013. Per completezza d’informazione, l’apice si assesta nel 1998, quando la Cambogia occupa la casella numero 162. Attualmente la selezione è allenata da Lee-Tae-Hoon che si disimpegna, fra alterne fortune, nella Suzuki Cup, un torneo dove la selezione asiatica riesce, qualche volta, persino a fare la voce grossa: 3-0 al Brunei.
Eppur si vince. L’ultimo biennio è stato caratterizzato da un piccolo record: la nazionale ha raggiunto il secondo turno nelle qualificazioni di coppa del Mondo. Il momento di gloria si consuma nella primavera del 2015: eliminato il temibilissimo Macao (3-0 in casa, 1-1 in trasferta).
Nel secondo turno, però, i nodi sono venuti al pettine e i cambogiani ci hanno lasciato lo scalpo. Inseriti nel girone E di qualificazione con Giappone, Siria, Singapore ed Afghanistan, hanno perso tutto il perdibile; 8 partite, altrettante sconfitte, appena un gol realizzato a fronte di 27 reti subite.
Stella, capocannoniere, capitano, mozzo e nostromo è Khoun Laborawy, classe 1988, 39 presenze e otto reti in nazionale. Gioca nello Svay Rieng, un club (oddio, più che squadra di calcio, dei dopolavoristi) che occupa il quarto posto della Cambodian League.
Eh già. In Cambogia c’è anche un campionato. Ma chi gioca a calcio? Premessa: lo sport nazionale più seguito, da queste parti, è il combattimento fra galli…
Il panorama calcistico è ristretto a pochissime realtà neanche trainate dall’economia. Cosa aspettarsi? Il paese ha un reddito medio pro capite di 926 dollari annui. Lo sport, in generale, non prevede professionismo, né assicurazioni mediche. Fra l’altro giocare a calcio in Cambogia (come molte altre cose…) non è sicurissimo. Nel 2008, durante la stagione dei monsoni, tre calciatori ci hanno lasciato la vita: fulminati in campo.
Chi si avventura da quelle parti è spinto da diverse motivazioni, spesso non economiche: più che il pallone, si insegue la libertà. Il calcio è legato a rappresentative ONG o a gruppi di espatriati. Chi ci guadagna, dunque, con il pallone? Beh, qualcuno c’è. Specificatamente, le multinazionali di abbigliamento: le maggiori case produttrici soffrono la crescita degli stipendi annuali medi e minimi in Cina. La nuova delocalizzazione “premia” la Cambogia identificata come nuovo lido dove non far rispettare orari e salari minimi di lavoro. Stupisce chi si stupisce: la Cambogia ha qualcosa come 330 tra ministri e sottosegretari frutto della compravendita delle cariche. Ma questa è un’altra storia…