Adam LaRoche, l’uomo che ha rifiutato 13 milioni per stare con suo figlio

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L’America si interroga, l’America giudica e discute. Il soggetto in questione è Adam LaRoche, una vita sacrificata in onore del Baseball, in una famiglia che è una vera e propria dinastia: suo nonno, giocatore delle minors, suo padre Dave, due volte All Star della MLB, suo fratello Andy, campione del mondo con la nazionale a stelle e strisce nel 2007 arrivando sul podio davanti alle altre 2 grandi nazioni di questo sport, Cuba e Giappone.

Adam LaRoche gioca attualmente, forse meglio dire che “giocava”, con i Chicago White Sox. A 36 anni ha deciso di ritirarsi e rinunciare a 13 milioni di dollari per una diatriba con la società riguardo il figlio.

L’obiettivo di tutta la vita del giocatore californiano è essere un buon padre, rinfacciando la mancanza del suo di genitore che troppo spesso si è ritrovato lontano da casa per il lavoro che fa. La stagione del Baseball è molto più lunga di quelle di Basket e Football: la stagione dura tra pre-season e season vera e propria, oltre 10 mesi con partite quasi tutti i giorni e con lunghi turni di trasferta che tengono gli atleti lontano da casa. Vista la distanza delle città americane, come in tutti gli sport Pro USA si cerca di agglomerare una serie di partite ravvicinate in un determinato Stato, o in una determinata zona del Paese. La stagione consiste in 162 partite. Le squadre sono 30 divise in due leghe: 15 nella più antica National League (“NL”) e 15 nell’American League (“AL”). Ognuna ha la sua divisione interna, dove le squadre sono generalmente raggruppate geograficamente in “East,” “Central,” e “West,” rispettivamente. Il numero di squadre è: NL East 5, NL Central 5, NL West 5, AL East 5, AL Central 5, AL West 5. Nel 2013 la squadra degli Houston Astros è passata dalla NL Central alla AL West e quindi entrambe le leghe hanno 15 squadre, con 3 divisioni di 5 squadre ciascuna.

E’ vietato portare familiari o amici durante le trasferte ma Adam LaRoche aveva avuto uno strappo alla regola sia dai Washington Nationals, la squadra dove giocava in precedenza, sia dai White Sox, la sua attuale franchigia, per stare in compagnia del figlio Drake. Il ragazzino poteva circolare tranquillamente nello spogliatoio, aveva avuto anche il completino da giocatore ed un armadietto diventando una sorta di mascotte della squadra.

Tutto questo fino a qualche giorno fa quando i White Sox hanno cambiato idea sovvenendo ad una clausola del contratto di LaRoche che prevedeva la presenza di Drake, impedendo al ragazzino di entrare nella clubhouse.

Adam l’ha presa malissimo, ha rifiutato anche la controproposta della società che aveva chiesto al giocatore di ridurre della metà la presenza del figlio ed ha deciso di ritirarsi senza intavolare altre trattative rinunciando ai suoi 13 milioni annuali.

Qualcuno si schiera a favore dell’atleta, qualcun altro si è schierato a favore dei White Sox che d’altro canto si difendono dicendo che “Non esiste al mondo posto di lavoro in cui un dipendente sia autorizzato a portare con sé il proprio figlio e che se dovessero accettare questa richiesta anche dagli altri atleti sarebbe il caos più assoluto.

Tra quel “qualcuno” che si schiera a favore dell’atleta ci sono però i compagni di LaRoche che avevano “adottato” il piccolo Drake: detto fatto, ammutinamento verso la società quasi ai livelli dei Los Angeles Clippers con Sterling e boicottaggio dell’amichevole. La decisione è poi rientrata ma il messaggio è arrivato forte a chi doveva arrivare ed ora l’America si interroga.

Solo l’America si interroga però. Adam ha preso la sua decisione e non farà marcia indietro. 13 milioni di dollari in cambio della presenza fissa di un padre per amore e rispetto nei confronti del figlio.

FOTO: www.blacksportsonline.com

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