1942: quando la Seconda Guerra Mondiale NON fermò il calcio
Il 5 aprile del 1942 allo Stadio Luigi Ferraris di Genova, dopo sedici lunghi mesi di inattività tornava in campo la Nazionale italiana di calcio per la prima di due amichevoli organizzate in piena Seconda Guerra Mondiale. Avversaria la Croazia. Una seconda partita era poi in programma a Milano il 19 contro la Spagna. Lo sport italiano durante la guerra non si era per niente fermato: il conflitto mondiale era stato molto meno bloccante rispetto a quello che ha passato il calcio durante il lockdown. Il campionato di calcio si svolgeva regolarmente, la stagione ciclistica si era aperta con la Sanremo un paio di settimane prima e sui giornali che riferivano della partita della nazionale si raccontava dell’attesa dell’arrivo del Giro del Lazio al velodromo di Roma preceduto da una partita di Rugby tra la squadra della Milizia e quella del Politecnico di Bucarest. A Berlino il mediomassimo Luigi Musina era stato capace di vincere ai punti contro il tedesco Vogt e di conquistare il titolo europeo. Il Littoriale di lunedì 6 aprile è insomma ricco di notizie, con un accenno alla guerra solo in prima pagina, dove le viene dedicata la prima colonna.
Il match con la Croazia era stato trionfale per i colori azzurri, una vittoria 4-0 maturata tutta nel secondo tempo dopo una prima frazione a reti bianche. Gabetto, Ferraris II, Biavati e Grezar su rigore i marcatori per una Nazionale composta da giocatori di ben sette club diversi: Juventus, Ambrosiana, Fiorentina, Bologna, Triestina, Torino e Venezia e guidata in panchina ancora dal due volte Campione del Mondo Vittorio Pozzo. La Croazia era invece espressione di un unico club, il PH Gradanski di Zagabria, che dopo la guerra, con la nascita della Repubblica di Jugoslavia diverrà Dinamo Zagabria. Il tabellino del Littoriale ci informa in modo puntuale, con statistiche modernissime per l’epoca: 17 azioni offensive per l’Italia e 10 per la Croazia, 5 parate a testa per i due portieri, 4 angoli a 3 in favore dell’Italia che ha anche battuto 16 rimesse laterali contro le 12 degli avversari. Circa 20.000 gli spettatori.
E’ un’Italia nuova, che nonostante la guerra prova a ripartire dopo che si è esaurito il ciclo della squadra Campione del Mondo nel ’34 e nel ’38. In quella domenica pomeriggio a Genova sono ben cinque i giocatori a debuttare in Nazionale: il portiere Griffanti della Fiorentina, poi Grezar della Triestina, Gabetto del Torino e Loik e il grande Valentino Mazzola del Venezia. Tutti loro, tranne Luigi Griffanti si ritroveranno nel dopoguerra a far parte del Grande Torino e tutti perderanno la vita a Superga. Un altro componente di quella Nazionale, Pietro Ferraris, noto per distinguerlo da Mario come Ferraris II, lascerà invece Torino al termine della stagione 47/48 per trasferirsi a chiudere la carriera a Novara. Capitano era invece un giocatore della Juventus, Pietro Rava, che con Foni e Andreolo superava le venti presenze in azzurro e loro tre insieme a Biavati, 14 i suoi caps, erano gli unici giocatori rimasti in organico ad essere stati presenti ai Mondiali francesi del 1938. Nessuno aveva giocato nel ’34.
La seconda partita è con la Spagna a San Siro. In squadra torna un altro Campione del ’38, Silvio Piola, che si riprende la fascia di capitano. La partita è molto più attesa e l’avversaria molto più temuta della Croazia. Invece tutto fila liscio e gli azzurri vincono nuovamente per 4-0.
Ancora una volta succede tutto nel secondo tempo. Segnano Mazzola, Ferraris, Piola e Loik. Per i due giocatori del Venezia il primo gol in Nazionale. E’ l’ultima partita fino al 1945, quando si riprenderà a inseguire un pallone l’undici novembre a Zurigo in un pirotecnico 4-4 contro la Svizzera. Grezar, Biavati, Ferraris, Mazzola, Piola e Loik ci saranno ancora, gli ultimi due segneranno. Per rivedere le casacche azzurre sul suolo patrio bisognerà aspettare fino al primo dicembre 1946, dopo che la nazionale si è nuovamente fermata per 13 mesi, ancora a Milano contro l’Austria. Arriverà una vittoria per 3-2. Reti, quasi inutile specificarlo, di Piola e Mazzola. Prima di loro dopo 8 minuti dall’inizio, era andato a segno Eusebio Castigliano, un altro che il 4 maggio 1949 sarebbe stato a bordo del Fiat G212 delle Avio Linee Italiane in arrivo da Lisbona all’aeroporto di Torino-Aeritalia oggi dedicato ad Edoardo Agnelli, dove fu atteso invano da centinaia di tifosi granata.