110 anni di St. Pauli: la storia della Brigata Garibaldi e del calcio dal basso tedesco
Molte volte in questo periodo di pandemia da Covid-19 ci siamo sentiti dire che, una volta che tornerà la normalità, “nulla sarà più come prima”. Secondo questa frase, insomma, saranno molti gli ambiti che vedranno una vera e propria rivoluzione al loro interno: da quello sociale a quello economico e, per quel che ci interessa, anche quello sportivo.
Contemporaneamente però vediamo come, tra coloro che debbano decidere se e come far ripartire il campionato di calcio del Belpaese, ci siano ancora molti individui che restano attaccati per meri interessi personali ai vecchi ideali del mondo del pallone. Tra questi miti uno che ha ancora un certo peso è purtroppo quello che può essere tranquillamente definito come “Dio Denaro” e che spinge molti presidenti a voler terminare, a qualsiasi costo, la stagione calcistica in corso.
La maggior parte di questi personaggi, difatti, usano come scusa della loro presa di posizione quella che il campionato italiano non può permettersi di non accettare i milioni di euro che vengono garantiti, annualmente, dai diritti televisivi per trasmettere le partite sulle loro piattaforme a pagamento. Soldi che, nella maggior parte dei casi, salverebbero molte delle squadre iscritte, soprattutto alle categorie inferiori del panorama calcistico nostrano, da un fallimento più che sicuro. Una situazione che, a parere di chi scrive, mette parecchio in risalto il problema più evidente dell’ambito calcistico nostrano. Esso, in poche parole, può essere riassunto dal fatto che oramai il mondo del pallone ruota solamente attorno a guadagni e diritti tv avendo tralasciato quel lato “romantico” che piace molto a migliaia di tifosi.
A tutto questo ci sarebbe una soluzione che chiama in causa un ambito che abbiamo spesso citato negli ultimi tempi: quello del cosiddetto sport popolare.
In questo campo, infatti, a farla da padrone non sono concetti come il semplice e mero guadagno ma piuttosto la solidarietà e le decisioni prese collettivamente.
Uno degli esempi più riusciti, a livello mondiale, nell’ambito sportivo popolare ha un nome ben preciso: l’FC St. Pauli (FCSP). Esso, per chi non lo sapesse, è una vero e proprio club, fondato il 15 maggio 1910 e sviluppatosi nell’omonimo quartiere della città di Amburgo, che è riuscito a imporsi nel corso del tempo in vari settori del mondo dello sport: dal rugby alla boxe fino alla pallamano.
E’ però il calcio il settore sportivo in cui il St Pauli, pur non raggiungendo grandi risultati sul campo, è riuscito a mettere in atto da più tempo alcuni ideali quali associazionismo, legame con il territorio e partecipazione popolare.
Negli ultimi tempi, tra le varie associazioni che ne fanno parte, ne è sorta una che ha attratto particolarmente la nostra attenzione: quella delle Brigate Garibaldi Sankt Pauli. Ciò che ha richiamato il nostro interesse è stato quella stretta omonimia con le Brigate Garibaldi che durante il periodo della Liberazione, di cui pochi giorni fa si è festeggiato il 75esimo anniversario, rappresentavano il gruppo partigiano più attivo nella lotta contro i nazi-fascisti.
Pochi giorni fa siamo riusciti a contattare uno dei portavoce delle Brigate stesse con cui abbiamo avuto un intenso e proficuo dibattito.
Come spiegato, nel loro manifesto di lancio, dalle stesse BG: “Il voler chiamare in questo modo il fan club del FC St. Pauli (e di tutti i club antirazzisti come anche il SV Babelsberg 03, Altona FC e tanti altri) è la volontà ed il desiderio di riunire tutti gli amanti dello sport in generale, e del calcio in particolare, sotto un’unica bandiera antirazzista ed antifascista, come fecero tanti anni fa egregiamente le Brigate Garibaldi.”
“Anche il FCSP ha il colore rosso nel proprio stemma, un ulteriore motivo per cui il nostro colore fondamentale è il rosso. Desideriamo che tutti gli amanti dello sport senza barriere e senza discriminazioni si uniscano con il nostro gruppo per una liberazione sportiva in tutta Europa, in particolare ci rivolgiamo agli sportivi ed ai tifosi del FC Sankt Pauli in Italia. Giorno di fondazione del nuovo gruppo è ideologicamente il 27.01.2019, chiaro riferimento alla Giorno della Memoria, giornata in ricordo della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz e della Shoà. Tutti gli appassionati ed i tifosi possono associarsi alla casa madre, tutti possono sventolare la bandiera italiana con la stella rossa al centro, mentre per formare una nuova Brigata, oltre ad essere associati a noi, è necessario accettare i valori del FCSP e della nostra associazione. La nostra associazione mette a disposizione le sue esperienze per tutti gli associati, segue tutte le partite e sostiene la vita societaria antifascista del FCSP”.
Molto importante per la Brigate, come per tutto l’ambito calcistico teutonico, è quel concetto di associazionismo che da sempre riguarda i vari settori sportivi legati al St.Pauli. Tale trasformazione cominciò in maniera massiccia a partire dagli anni ’80 del XX secolo.
In quel decennio avvennero alcune delle più tristemente famose stragi all’interno del mondo del pallone internazionale. Tra queste possiamo citare quella dell’Heysel, avvenuta il 29 maggio 1985 a Bruxelles, e quella dell’ Hillsborough, datata 15 aprile 1989 a Sheffield.
A seguito di ciò si cercò, in maniera differente a seconda dei paesi europei interessati, di riportare una certa stabilità all’interno delle numerose manifestazioni sportive del vecchio continente. C’è chi decise di attuare una vera e propria linea di repressione, ad esempio l’Inghilterra della “Lady di Ferro” Margaret Thatcher, e chi invece ha chiamato in causa i cittadini per far portare il loro contributo per la formazione della gioventù locale. Grazie ai supporter stessi, che lavorarono insieme ad i Club sportivi e agli assessorati degli enti locali, venne costruita una nuova mentalità dalle parti di Berlino.
Tutto questo ha fatto sì che in Germania nascessero dei veri e propri coordinamenti di tifosi che, ancora oggi, rappresentano la normalità di praticamente tutte le squadre della Bundesliga e delle serie minori. Tale fatto non ha certo abbassato il livello competitivo degli stessi club ed i risultati raggiunti da determinate squadre sul campo, ad esempio il Bayern Monaco, stanno lì a dimostrarlo. Per mettere in pratica ciò vennero creati dei veri e propri “uffici del tifoso” (termine che in tedesco si traduce con la parola “fanlanden”) che servivano a coordinare le varie tifoserie tedesche 7 giornisu 7 e 24 ore su 24. I supporter, grazie a queste iniziative, trascorrono insieme molte ore della loro vita quotidiana.
Questo genere di cambiamento non solo ha comportato una vera e propria rivoluzione nella mentalità calcistica tedesca, dove sono stati aboliti alcuni concetti negativi come violenze e razzismo. Oltre a ciò, infatti, vi è stato anche un riscontro economico, grazie alla creazione di migliaia di posti di lavoro (soprattutto nell’ambito del marketing) ed anche un importante ritorno di immagine per gli stessi club.
In conseguenza di ciò si può notare come oggi, anche in Germania, il calcio sia uno dei motori trainanti dell’economia dell’intero paese. I vari stadi presenti, come anche i palazzi dello Sport, sono sempre pieni e le famiglie scelgono di passarvi una intera giornata allegramente all’insegna del sano concetto di sportività.
L’associazionismo, dicevamo, ha dato un grosso contributo a questo sviluppo. Tale concetto, d’altronde, è cominciato in Germania già nel XIV secolo ed ha interessato nel corso del tempo vari ambiti della vita nazionale teutonica.
Uno dei più famosi esempi che si può fare è quello che avvenne, in campo minerario, nella regione teutonica della Ruhr intorno al 1830.
Purtroppo dalle parti di Berlino questa mentalità collettiva è a rischio nel caso in cui la Bundesliga riprenderà effettivamente a metà maggio, per terminare entro il 30 giugno 2020, naturalmente a porte chiuse. Come spiegato dalle Brigate, tale ripresa comporterebbe, per ovvi motivi, un calo drastico della media degli spettatori presenti negli stadi in futuro.
A questo si aggiungerebbe un vero e proprio rischio speculazione nei confronti dei coordinamenti calcistici tedeschi da parte di determinati soggetti. Tale speculazione, di conseguenza, comporterebbe una vera e propria distruzione della mentalità collettiva che ha caratterizzato fino a questo momento lo stesso ambito calcistico teutonico sotto molti punti di vista.
Purtroppo anche in passato si sono già registrati alcuni tentativi di mettere fine a tali esperienze collettive . Un esempio famoso in questo campo può essere quello che ha visto come protagonista principale la figura di Dietmar Hopp: attuale presidente della squadra del TSG 1899 Hoffenheim. Grazie agli investimenti di questo tycoon teutonico l’Hoffenheim è riuscito, nel giro di pochissimi anni, a compiere una vera e propria cavalcata arrivando dalla serie dilettantistica del calcio tedesca fino alla blasonata Bundesliga. Ma sotto altri punti di vista tale figura ha più di qualche zona d’ombra che lo avvolge.
Il signor Dietmar Hopp, infatti, dopo aver giocato da bambino nella squadra del suo paese, l’Hoffenheim, ne diventa presidente e ci resta senza interruzioni dal 1989 fino a oggi. Quindi nulla di nuovo sotto il sole, se non fosse che la Lega Calcio e la DFB (la Federazione Calcistica Tedesca) hanno dovuto concedere una deroga a tale situazione, ovvero nel caso in cui il presidente sia stato per oltre 20 anni consecutivi alla presidenza della sua associazione e che in questo periodo lo stesso presidente “abbia esaltato le strutture da esso presiedute per un periodo consecutivo di oltre 20 anni”.
Purtroppo ciò che caratterizza maggiormente il comportamento di questo personaggio è stata la sua totale sgradevolezza nei confronti di chi critica questa sua scalata della società della cittadina di Sinsheim.
Per far capire bene ciò che si intende potremmo citarvi alcuni esempi di repressione verso determinate tifoserie ultras che lo stesso Hopp ha attuato negli ultimi anni. Già nel 2006 ci fu chi mise in dubbio che l’Hoffheneim stesso potesse partecipare al campionato della Bundesliga visto che la sua struttura era quella di una vera e propria squadra, e non quella un’associazione come impone il regolamento nazionale del calcio tedesco.
Qualche anno dopo, i tifosi del Borussia Dortmund andarono a Sinsheim in trasferta e criticarono il presidente, con il risultato di una pioggia di diffide arrivate nei loro confronti. Per rincarare la dose, un paio di anni fa il presidente Hopp mise addirittura degli altoparlanti puntati verso il settore ospiti della Rhein-Neckar-Arena, per non far sentire le proteste ed i cori dei tifosi ospiti contro di lui e contro il suo concetto stesso di calcio.
Emblematica fu la presa di posizione della federazione calcistica locale, la già citata DFB. Tale federazione, di cui Hopp stesso è uno dei maggiori sponsor, si schierò nettamente dalla parte del presidente della squadra di Sinsheim e non fece nulla per fermare quella assurda repressione.
Anzi, da parte della DFB, vi è stato un vero e proprio tentativo di rigirare la “frittata”. I tifosi che contestavano Hopp furono infatti accusati di razzismo.
Purtroppo poche settimane prima dei fatti sopra descritti, durante la partita tra Schalke 04 ed Hertha Berlino a Gelsenkirchen, il giocatore tedesco di origini nigeriane Torunarigha dell’Herta aveva ricevuto chiari ululati razzisti da una parte della tifoseria di casa. In quel caso però, per voce della stessa DFB, non era arrivata nessuna presa di posizione, e neanche di denuncia, ma il match in questione era proseguito come se nulla fosse.
Insomma anche nella tanto osannata Bundesliga, pur non negando che ci siano meno problemi rispetto al campionato italiano di serie A, ci sono eccome delle belle gatte da pelare. Nonostante tutto, però, nella terra teutonica i tifosi riescono ancora a farsi sentire e a portare avanti delle belle iniziative sociali basandosi su un modello lanciato, tempo fa, dello stesso FC St.Pauli.
In chiusura del pezzo abbiamo chiesto alle Brigate Garibaldi di fare un augurio in vista dei 110 anni del club che cadono proprio oggi, 15 maggio. La risposta è stata abbastanza significativa: “che il St.Pauli possa vivere per altri mille anni”.
Oltre a ciò, però, le stesse Brigate hanno voluto riprendere un appello lanciato dal presidente del SPFC, Oke Göttlich. Il numero uno del club del quartiere “ribelle” di Amburgo infatti, quando alcuni giorni fa ha allungato i termini del concordato di uso con la città di Amburgo per il mitico Millerntor-Stadion si é detto sicuro di poter festeggiare tanti e tanti compleanni nello stadio.
Con il nuovo accordo lo stadio resterà fino ad oltre il 2110 al Sankt Pauli come unico usufruitore della completa area sportiva.
Infatti, per chi non lo sapesse, lo stadio è di proprietà del comune della città di Amburgo ed il ST.Pauli paga un vero e proprio affitto (costo concordato circa 5€ al mq) per disputarvi i match e per usufrutto delle aree sportive annesse (due campi di calcio, vari campi di calcetto, spogliatoi birrerie sale di ritrovo ed uffici ). Con questo nuovo accordo, il FC SP andrà sicuramente oltre il 2110 quando l’FC St. Pauli festeggerà i 200 anni di fondazione.
Noi, dal canto nostro, possiamo dire che ne torneremo a parlare in futuro della situazione del calcio tedesco. Per ora, però, non possiamo non concludere esclamando solamente: “Herzliche Glückwunsche für dies 110 Jahre lieber FC St Pauli” ( che tradotto in italiano sarebbe: “ Tanti auguri per i 110 anni caro FC St. Pauli”).