10.380 km di passione: Luch Vladivostok vs Baltika Kaliningrad, la trasferta più estrema al Mondo
“Maciniamo i chilometri, superiamo gli ostacoli…”: è questa una frase di un celebre coro che, una delle tifoserie più calde d’Italia, canta ogni volta che segue la propria squadra in trasferta.
La trasferta: un rito che ogni amante del calcio ha affrontato almeno una volta nella vita. Da sempre, sono molti coloro che sono disposti a passare intere giornate in auto col solo intento di riempire il settore ospiti di un determinato stadio per sostenere i loro beniamini in ogni parte d’Italia e, per i più fortunati, in Europa.
Tali eventi, come ben descritto nelle parole sovra-citate, comportano però numerosi sacrifici come l’esborso economico, le alzate ad orari improponibili per la partenza, i problemi legati all’ordine pubblico una volta che si è arrivati nella città in cui si disputerà la partita e l’orario improponibile in cui si farà rientro a casa.
Un altro problema che può trasformare in delle vere e proprie imprese questi eventi può essere la distanza biblica che separa due città. In Italia, negli ultimi anni, una delle trasferte più lunghe è quella che dovevano affrontare i tifosi dell’Udinese e del Crotone quando le squadre di queste due centri abitati si affrontavano.
Sono infatti ben 1238 i km che dividono la città friulana da quella calabrese. Il tragitto, per dare qualche dato, può essere coperto in circa 12 ore di macchina, traffico della Salerno-Reggio Calabria permettendo naturalmente.
Questo però non è nulla al confronto di alcune trasferte che possono essere considerate più che estreme. In Russia, ad esempio, vi è un match che si disputa tra il Luch Vladivostok e il Baltika Kaliningrad.
Il primo è il team calcistico più importante della città di Vladivostok, nell’estremo oriente russo a circa un centinaio di km dal confine con la Cina e a circa 200 km da quello con la Corea del Nord. Proprio qui, inoltre, finisce la mitica linea ferroviaria conosciuta con il nome di Transiberiana e che collega Vladivostok a Mosca.
La seconda invece è la squadra della città di Kalinigrad, piccola enclave sotto controllo di Mosca, dalla fine del secondo conflitto mondiale, tra Polonia e Lituania che ha dato i natali al filosofo Immanuel Kant.
Per questa partita, che interessa due team della seconda divisione dell’attuale campionato russo, i tifosi della squadra ospite devono affrontare un viaggio di circa in aereo di circa 12 ore per coprire i 7350 km di distanza in linea d’aria tra di due centri abitati.
Se invece, presi da un momento di follia, si decidesse di affrontare il viaggio in macchina, il tragitto diventa ancora più lungo: ben 10.380 km che si coprono in circa 133 ore di guida. Bastano questi numeri per far sì che tale match sia conosciuto, dagli addetti ai lavori, come la “trasferta di un campionato nazionale più lunga del mondo”.
L’ultima sfida tra le due si è svolta lo scorso agosto, in casa del Kalinigrad, presso la Arena Baltika: impianto da 45 mila spettatori, uno degli stadi costruiti per i Mondiali di Russia dell’estate 2018. Nel settore ospiti i pochi tifosi provenienti da Vladivostok che, oltre alla distanza, hanno dovuto affrontare anche un fuso orario di ben 8 ore, si sono goduti, si fa per dire, uno scialbo 0 a 0.
Non è la prima volta, però, che alcuni ultras compiono una trasferta “memorabile” per raggiungere la lontana Vladivostok. Tre tifosi dello Zenit di San Pietroburgo, nel 2006, decisero di affrontare questo viaggio in macchina, su una Honda vecchia vent’anni.
La macchina resse agli oltre 9500 km del viaggio dal mar Baltico all’oceano Pacifico; dopo la vittoria 2-0 dello Zenit, però, l’automobile non fu in grado di ripartire. I tre tifosi furono costretti a tornare con la Transiberiana, appena in tempo per la successiva partita di campionato dello Zenit. L’attaccamento alla squadra fu premiato: la società regalò agli avventurosi tifosi una nuova macchina e decise di esporre la vecchia nel museo del club.
Sono stati molti coloro che hanno alzato la voce per cercare di trovare una soluzione a queste difficoltà logistiche.
Un esempio può essere quello del portiere del CSKA Mosca Igor’ Akinfeev che, dopo aver patito una sconfitta 4-0 a Vladivostok, quando il team calcistico locale militava nella massima serie del campionato russo, suggerì che la squadra orientale avrebbe fatto meglio a unirsi al campionato giapponese.
Al momento ancora nulla si è mosso in questo senso e, a parere di chi scrive, non dovrebbe cambiare nulla sotto questo punto di vista. Se ci fossero dei cambiamenti, infatti, si perderebbe uno degli ultimi lati romantici del calcio moderno che, come detto all’inizio, viene ben spiegato dalle parole della frase del coro scritto all’inizio del pezzo.